19/12/2025 - ATTIVO - NEWS AGEVOLA
Iperammortamento 2026–2028: il vincolo dei beni “Made in UE”
Origine dei beni, assemblaggio europeo e prime criticità applicative nelle regole in discussione in Commissione Bilancio del Senato
Nel corso dell’esame della Legge di Bilancio 2026 in Commissione Bilancio del Senato, gli emendamenti governativi all’art. 94 dedicato all’iperammortamento introducono alcune novità rilevanti: tra queste, il fatto che il beneficio venga riconosciuto esclusivamente per beni strumentali prodotti in uno Stato membro dell’Unione europea o in uno Stato aderente allo Spazio economico europeo (SEE).
Si tratta di una modifica che incide in modo diretto sulle scelte di investimento delle imprese e che, come per l’aggiornamento degli Allegati A e B alla Legge n. 232/2016 che definiscono il perimetro dei beni materiali e immateriali agevolabili, non è ancora definitiva, essendo tuttora oggetto di discussione parlamentare e potenzialmente suscettibile di riformulazioni.
IL NUOVO REQUISITO DI ORIGINE DEI BENI
Nella formulazione attualmente in esame, l’iperammortamento spetterebbe solo a fronte di investimenti in beni:
- prodotti nell’Unione europea;
- oppure prodotti in Paesi SEE (Islanda, Liechtenstein e Norvegia).
La disposizione si inserisce in una strategia più ampia di rafforzamento dell’autonomia industriale europea e di riduzione delle dipendenze extra UE, ma comporta un restringimento significativo del perimetro dei beni agevolabili, soprattutto nei settori ad alta intensità tecnologica.
IL NODO INTERPRETATIVO: COSA SIGNIFICA “PRODOTTO IN UE”
Uno dei principali profili critici riguarda la definizione operativa del concetto di “prodotto in UE”. In molte filiere industriali, infatti:
- i beni strumentali incorporano componenti realizzati in Paesi extra UE;
- l’assemblaggio finale, l’integrazione e il collaudo avvengono in Europa.
Secondo quanto emerge dalle prime ricostruzioni, i Ministeri competenti starebbero valutando la possibilità di chiarire in via amministrativa che il requisito di origine possa ritenersi soddisfatto anche nei casi in cui il bene sia assemblato in UE o SEE, pur incorporando parti o componenti di provenienza extra europea.
Un chiarimento di questo tipo, eventualmente tramite linee guida o FAQ, appare decisivo per evitare che il vincolo renda di fatto inaccessibile l’agevolazione a un’ampia platea di investimenti.
LE DIFFICOLTÀ SUI BENI IMMATERIALI
Le criticità applicative risultano ancora più evidenti nel caso dei beni immateriali, inclusi nei nuovi Allegati B in discussione. Per software, piattaforme digitali e soluzioni di intelligenza artificiale, il concetto di “luogo di produzione” è intrinsecamente complesso, considerando che:
- lo sviluppo avviene spesso tramite team distribuiti a livello globale;
- le infrastrutture cloud possono essere localizzate in Paesi diversi;
- il software è soggetto a continui aggiornamenti.
Senza indicazioni puntuali, l’applicazione del vincolo di origine ai beni immateriali rischia di risultare incerta o addirittura inapplicabile, rendendo necessario un intervento chiarificatore in sede attuativa.
IL CASO DEI MODULI FOTOVOLTAICI
Un esempio concreto delle conseguenze del vincolo “Made in UE” riguarda i moduli fotovoltaici. L’emendamento in discussione esclude infatti dall’iperammortamento i moduli iscritti al registro ENEA sotto la lettera a), cioè quelli assemblati in UE, ma realizzati con celle di provenienza extra UE e caratterizzati da livelli di efficienza più contenuti e da costi più competitivi.
Resterebbero invece agevolabili i moduli della lettera b), con livelli di efficienza molto elevati ma scarsamente disponibili sul mercato e quelli della lettera c), prodotti in UE con celle innovative ad altissima efficienza.
Questa impostazione ha già sollevato critiche da parte di alcuni operatori del settore, che segnalano il rischio di una riduzione delle opzioni di mercato, con possibili effetti su costi, tempi di installazione e competitività complessiva degli investimenti.
Si resta in attesa, per maggiori e definitive informazioni, dell’approvazione degli emendamenti e della seguente approvazione della Legge di Bilancio 2026, nonché dei futuri chiarimenti forniti dal decreto attuativo MIMIT–MEF annunciato.
Fonte istituzionale: GOVERNO